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(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 56

 

SEGRETI E BUGIE

 

(PARTE QUINTA)

 

 

OMBRE OSCURE

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Avete presente quelle scene dei film in cui tutto si muove al rallentatore o quel momento in un racconto in cui il narratore ci informa che il tempo sembra essersi fermato? A Natasha Romanoff sembra che stia accadendo proprio questo. In seguito ricorderà che la voce del suo mentore Ivan Petrovitch gli era giunta come ovattata così come i rumori delle armi che sparavano e non si ricorderà della mano che l’ha spinta a terra ma della sensazione che la caduta sia durata un’eternità.

            La sensazione finisce ed il tempo riprende a scorrere normalmente. I sensi della Vedova sono di nuovo tutti all’erta, è pronta a combattere.

-Ci aspettavano! Era una trappola.-

-Complimenti per la deduzione.- commenta con ironia Paladin –Sembra proprio che gli uomini dell’omonimo del tuo padrino siano arrivati prima di noi, tesoro.-[1]

-Ma per loro sfortuna la sorpresa è fallita.- interviene Symion Borisovitch Kurasov, noto come il Re dei Ladri di Russia –Noi siamo di più e meglio armati. Li batteremo.-

-Ivan… che ne è di lui?- esclama Natasha –Mi era sembrato di vederlo cadere.-

-È là…- indica Kurasov -… a mezza strada tra noi e loro. Non credo lo abbiano colpito. Non vedo sangue da qui.-

-Vado a prenderlo.- dice la Vedova e scatta in piedi.

-Natasha, aspetta!- urla inutilmente Paladin. La Vedova Nera sta già correndo lungo il declivio verso il corpo a terra.

-Fuoco di copertura! Urla Kurasov ai suoi, poi borbotta –Se avessi ancora i capelli, quella dannata ragazza me li avrebbe già fatti diventare tutti bianchi da un pezzo.-

-Non dirlo a me.- commenta Paladin con un sogghigno.

 

            L’ora dei convenevoli è passata ed Elektra e John Garrett seguono Harold Howard e la sua assistente personale Miss Wright negli uffici dove il miliardario tratta i suoi affari. L’uomo si sistema alla sua scrivania dove il sistema di illuminazione fa sì che il suo volto rimanga sempre in ombra.

-Parliamo d’affari Miss Natchios.- dice in tono tranquillo –Lei è in un brutto guaio, molto brutto. È ricercata per omicidio in molte giurisdizioni negli Stati Uniti e altrove. Il suo nome e volto sono di pubblico dominio ormai e le autorità hanno ricevuto le prove della sua colpevolezza in svariati assassini. I suoi rifugi sono stati scoperti e così i suoi vari alias, le sue proprietà sono state tutte sequestrate o confiscate. Non ha nessun posto in cui nascondersi ormai. Il Procuratore Federale di New York Nelson sembra deciso a sbatterla in prigione per il resto della sua vita se non a farle avere l’iniezione letale. Immagino che ci sia un fattore personale in questo… a causa dei suoi passati rapporti con Matt Murdock.-

-Che ne sa lei di me e Matt Murdock?- chiede Elektra con tono vagamente preoccupato.

-So tutto quello che mi serve sapere, ma se questo la preoccupa, sappia che i segreti di Mr. Murdock, se ne ha, sono al sicuro con me… almeno finché non mi serviranno.-

-E da me cosa vuole?-

-Darle l’occasione di ricominciare da capo: una nuova identità, una nuova base di operazioni, una serie di case sicure qui negli Stati Uniti e all’estero. Naturalmente dovrebbe scordarsi New York ed i suoi amici e la sua vecchia vita.-

-Ed in cambio cosa vuole?-

-Molto poco in realtà. Diciamo il 5% di tutti i suoi futuri introiti ed i suoi servigi gratuiti qualora avessi bisogno dei suoi speciali talenti.-

-E se non accettassi?-

-Sarebbe riaccompagnata fuori di qui con null’altro che ciò che aveva quando è arrivata. Sarebbe interessante vedere quanto durerebbe con tutte le forze di polizia locali e federali, per tacere dei cacciatori di taglie, alle sue calcagna, ma preferirei che accettasse la mia proposta. Posso offrirle un paio di incentivi: il nome di chi ha orchestrato questa cospirazione ai suoi danni ed un’altra informazione preziosa: il nemico in questione progetta di uccidere i suoi amici di New York.-

-Mac, Nina, King, Konnie.- Elektra pronuncia rapidamente quei nomi a fior di labbra.

-Allora Miss Natchios?-

            Elektra riflette: vuole vendicarsi di chi l’ha messa in questa situazione, ma soprattutto deve ammettere che vuol salvare i suoi amici. Quelle come lei non dovrebbero mai avere amici od affetti, ma ormai lei ha commesso quell’errore e non può rimediare, può solo evitare che altro male sia fatto.

-Accetto le sue condizioni, Mr. Howard.- dice infine.

 

            Clive Reston sogghigna. Se questa deve essere la sua ultima giornata sulla Terra, almeno se ne andrà in buona compagnia.

-Leiko…- ordina -… tu prendi quelli a destra, Tarr, tu quelli a sinistra ed io quelli al centro. A occhio saranno una ventina a testa, una sciocchezza.-

-Se questo è quello che pensi sia umorismo, lascia stare, Clive.- ribatte Leiko Wu.

-Parlate di meno e pensate a sparare.- li interrompe Black Jack Tarr e comincia a dare il buon esempio.

            Perché mio padre non si è mai trovato in situazioni simili, pensa Clive, ed a me, invece capita sempre?

 

 

2.

 

 

            Il volo è stato tranquillo, ma Nina McCabe non ha cessato di essere nervosa. Non fa che pensare a quello che ha fatto la notte precedente. Rivede costantemente il volto del vecchio giapponese che ha ucciso. Come fa Elektra? I suoi sogni sono mai turbati dai fantasmi di coloro che ha ucciso o riposa sempre tranquilla? Forse capiterà anche a lei un giorno… se proseguirà nella sua carriera di assassina.

            Una volta atterrata, si reca all’hotel in cui il suo misterioso committente ha prenotato una stanza per lei e dopo essersi rinfrescata, si reca alla banca indicatale.

            Isla Suerte è una piccola repubblica dei Caraibi famosa per le sue spiagge che attirano frotte di turisti, le sue banche e la mancanza di un trattato di estradizioni con praticamente qualunque nazione. Nel conto cifrato Cigno Nero Nina trova la somma promessale e nella cassetta di sicurezza collegata al conto, delle foto. Ritraggono il momento dell’assassinio del dittatore del Raphastan. Non c’è Elektra ma una figura indistinta, una specie di macchia rossa che vibra il colpo mortale. Come ha fatto il suo committente ad avere queste foto? Chi le ha fatte e perché l’assassino non si vede bene, quasi fosse una specie di fantasma? No, non un fantasma: un ninja. Come si chiamava quella setta a cui Elektra era affiliata? La Mano… sì: la Mano. E se fossero loro ad aver incastrato Elektra? Ma anche se così fosse, che può fare lei adesso?

            Nella cassetta c’è anche un cellulare assieme ad un biglietto. Il biglietto non dice molto: solo di accendere il cellulare non appena uscita dalla banca, poi prende fuoco e si autodistrugge.

            Nina deve ammettere di essere impressionata. Prende il cellulare, richiude e rimette a posto la cassetta di sicurezza, poi, una volta uscita dalla banca, lo accende. Passano solo pochi secondi, poi l’apparecchio squilla. Un numero criptato, Nina non esita a rispondere.

<<Buongiorno Cigno Nero.>> voce maschile, parla un inglese perfetto appena velato impercettibilmente da un accento che Nina non riesce a identificare <<Mi spiace che il materiale che ti ho fatto trovare non sia di buona qualità, ma mi farò perdonare, diciamo così. Ho un nuovo incarico per te, alle solite condizioni. Torna in albergo, ci troverai una busta per te con le istruzioni. Ci sarà un altro cellulare con un solo numero in memoria. Chiamalo e dì che accetti l’incarico. Immediatamente ti sarà accreditata metà della somma pattuita e l’altra metà dopo che l’avrai portato a termine assieme a nuove informazioni.>>

-Tu chi sei e come fai ad avere quelle informazioni?-

<<Spiacente, ma dovresti sapere che nel nostro lavoro queste domande non si fanno mai. Segui le istruzioni e una volta finita questa conversazione getta questo cellulare nel più vicino cestino dei rifiuti.>>

            La conversazione s’interrompe e Nina fissa il cellulare perplessa, poi fa qualche passo avanti e lo getta in un cestino. Non ha altra scelta: deve continuare a giocare a questa specie di gioco dell’oca, è troppo tardi per tirarsi indietro.

 

            McKinley Stewart sta sfogandosi contro il sacco da punching ball. Da quando le autorità federali hanno sequestrato e chiuso il dojo che gestiva per Elektra, non ha avuto molto da fare. Per fortuna c’è ancora la vecchia Palestra Fogwell a Hell’s Kitchen in cui sfogarsi.

-Non ne hai ancora avuto abbastanza Mac?-

            A parlare è stato un uomo anziano, capelli bianchi e decisamente sovrappeso. Pop Fenton è stato ai suoi tempi l’allenatore di parecchi aspiranti campioni: Jack Murdock, Kid Gawaine e lo stesso Mac.

-In effetti, Pop, forse hai ragione.- risponde –avevo un bel po’ di frustrazione da sfogare,-

-Ascolta… non posso pagarti molto… ma se ti andasse di venir qui regolarmente a insegnare ai ragazzi de quartiere a tirare di boxe…-

-Ci penserò su, Pop, promesso, ma adesso voglio solo farmi una doccia e poi cercarmi un posto per mangiare qualcosa.-

-Se mi aspetti, ti porto in uno dei pochi ristoranti della zona che fanno ancora autentica cucina irlandese.-

-Ti sembro un irlandese, Pop?-

-Beh… hai dei baffoni da Mongolo e la pelle forse un po’ scura, ma hai un caratteraccio da vero irlandese, credimi.-

            McKinley Stewart scoppia in una risata.

-D’accordo, Pop. Dammi il tempo di prepararmi e ti seguo.-

            Pochi minuti più tardi la strana coppia formata dal vecchio allenatore sovrappeso di sangue irlandese e dal gigante di colore esce dalla palestra ignara di essere scrutata da due occhi cattivi.

 

            King Lau e Konnie Weiss stanno cenando insieme e non sembrano molto diversi dalle altre coppie di coniugi, fidanzati o amanti che condividono con loro lo stesso ristorante. Certo c’è il particolare che Konnie una volta era un maschio il cui nome era Konrad, ma anche questo non scandalizzerebbe poi troppa gente di questi tempi. Konnie sorride pensando a cosa direbbero gli altri clienti se sapessero che lei non è un comune transessuale, che non ci teneva affatto a diventare donna e che se lo è, questo è dovuto solo ad una magia che ne ha trasferito la coscienza, l’anima se volete, nel corpo di una ragazza morente. Adattarsi al suo nuovo status non è stato facile, non parliamo poi del camminare coi tacchi alti, ma in qualche modo ce la sta facendo. Certo non è che si aspettasse che l’attraente coreano che ora siede davanti a lei si mettesse a fargli/farle la corte e che fosse di così larghe vedute da accettare senza battere ciglio la sua storia e nemmeno di trovarsi di fronte a reazioni, diciamo così, ormonali del suo nuovo corpo a cui non è preparato/a.

-A cosa pensi?- le chiede King allungando la mano destra a sfiorare la sua.

-A Nina...- non è esattamente una bugia, perché Konnie è davvero preoccupata per lei.-… è scomparsa da due giorni ormai e temo si possa essere messa nei guai. Se solo rispondesse al cellulare…-

-Se la caverà, vedrai.- replica King poco convinto.

            Le preoccupazioni di entrambi sarebbero raddoppiate se si accorgessero degli occhi malevoli che li stanno spiando.

 

 

3.

 

 

            La Vedova Nera corre a zig zag evitando i proiettili che le fischiano intorno. Non è il suo ambiente abituale: non ci sono alti palazzi a cui appendersi, né uomini da sedurre o nemici da stendere con il suo Morso di Vedova, può solo correre e quando ha raggiunto la sagoma di Ivan si getta a terra.

-Che diavolo ti è venuto in mente?- senza muoversi dalla sua posizione Ivan rimprovera la sua protetta.

-Beh… lieta di vedere che stai bene.- replica Natasha abbozzando un sorriso.

-Cosa credevi di fare?- insiste Ivan –Pensi che ora dovremmo correre su per quel declivio e riunirci ai tuoi amici? Bella idea… se non fosse che prima di arrivarci saremmo entrambi crivellati di proiettili. È proprio vero: voi donne non ragionate con il cervello.-

-Bene… se hai finito di sfogarti, non ti ricorderò con cosa ragionate voi uomini. Pensiamo a come cavarci dai guai, piuttosto.-

-Hanno fatto fuori quasi tutti i miei uomini, ma non sono in tanti, forse i tuoi amici possono batterli.-

            In quel momento una scarica di mitraglia passa sopra le loro teste mentre sente una voce urla:

-Avanti!-

            Pochi istanti dopo qualcuno si ferma accanto a loro.

-Tutto a posto, Baby?- la voce di Paladin.

-Che state combinando?-gli chiede Natasha.

-La nostra versione della Carica dei Seicento... con esiti diversi si spera.- risponde il mercenario.

-Allora che aspettiamo?-

            Senza aspettare risposta la Vedova si alza in piedi e si slancia in avanti,

 

            Il luogo è una città fuori dal tempo e dallo spazio, un luogo avvolto dalla leggenda. L’uomo con la tunica verde osserva i due uomini e la donna che sono davanti a lui. Uno degli uomini sei tu, Daniel Rand, Iron Fist, l’arma vivente della magica città di K’Un Lun; l’altro uomo è il tuo immediato predecessore in questo ruolo, il misterioso Orson Randall; la donna è tua sorella Miranda i cui capelli biondi fluttuano da sotto una maschera simile alla tua.

            L’uomo chiamato Principe degli Orfani si decide a parlare:

-Ci sono sette favolose città che esistono su piani di realtà diversi da quello della Terra.-

-Vuoi dire che…-

-Sì, Miranda Rand…questo posto, come K’Un Lun, si trova in una dimensione adiacente e come K’Un Lun è possibile accedervi solo in determinate circostanze. Qui fui accolto da ragazzo e qui ottenni i miei poteri e la mia missione: riparare i torti e punire i malvagi. Ogni 88 anni le sette città si trovano allineate nello stesso piano di esistenza ed è un tempo di grandi cambiamenti.-

            Non ci vuole un profeta per capire che quello che John Aman sta per raccontarvi nasconde solo guai, ma quando mai è stato diverso per te?

 

            Mentre indossa la sua uniforme da membro dello Spettro Nero Rick Mason si chiede se non ha fatto il passo più lungo della gamba. Se non fosse che Nick Fury vuol sapere anche qual è il prossimo obiettivo dell’organizzazione terroristica, avrebbe già deciso di filarsela, ma deve rimanere.

            Nel frattempo sembra essere entrato nelle grazie di Nekra e questo non è detto che sia un bene: l’altro capo dell’organizzazione, Carson Knowles, lo Spettro Nero in persona, potrebbe non gradire.

            Lupus in fabula Nekra entra nella sua stanza senza curarsi di bussare.

-C’è una missione per te.- dice –Sei pronto?-

-Come ho già detto una volta, sono sempre pronto.- risponde Mason.

            Che sia la volta buona? Forse sta per scoprire gli obiettivi dello Spettro Nero.

 

 

4.

 

 

            Elektra batte il pugno sul tavolo.

-Deve portarmi a New York , subito.- esclama.

            Harold Howard scuote la testa.

-Mi dispiace, Miss Natchios…- dice -... ma nonostante i miei considerevoli mezzi non dispongo ancora del teletrasporto. Anche il più veloce dei miei aerei la farebbe arrivare troppo tardi.-

-Troppo tardi per cosa?- la preoccupazione è evidente nella voce della ninja greca.

-I suoi amici sono già sotto attacco… di agenti della Mano.-

-La Mano? Non hanno speranze.-

-Si calmi Miss Natchios… ho già provveduto e gli agenti che ho reclutato sono più che capaci di affrontare i ninja della Mano, mi creda. Io scelgo sempre e solo il meglio.-

-Spero che la sua non sia solo una vanteria, altrimenti…- Elektra non termina la frase ma il senso è chiaro per tutti i presenti.

 

            McKinley Stewart deve ammettere che la cena all’irlandese non era affatto male. Comincia a sentirsi più rilassato anche se… non sa come definirlo se non come un presentimento, una sensazione a cui ha imparato a dar retta da quando bazzicava le strade di Harlem. Arrivati alla Palestra Fogwell Mac decide di congedarsi da Pop Fenton:

-Grazie della compagnia Pop, ma è ora che vada a dormire.-

-Certo. Penserai alla mia proposta?-

-Ci puoi scommettere.-

            Mac si avvia alla più vicina fermata della metropolitana chiedendosi se non si stia preoccupando troppo, poi, d’improvviso, sente di non essere più solo.

            Si gira di scatto. Davanti a lui un vero e proprio gigante alto forse più di due metri e mezzo, dalla corporatura immensa. Veste una tuta azzurra con dei coprispalla in metallo dorato, le braccia sono nude con bracciali rossi, sulla testa un cappuccio azzurro ed il volto è coperto da una fascia rossa. Alla schiena ha assicurata una katana ed in fondine legate alle cosce altre armi più piccole che Mac non riesce ad identificare con certezza.

Istintivamente l’ex pugile fa un paio di passi indietro.

-Io sono Kuroyama.- dice il nuovo arrivato.

            Kuroyama, la Montagna Nera, un nome meritato vista la stazza.

-Che… che vuoi da me?- domanda idiota, pensa Mac mentre la formula. È chiaro cosa vuole: la mia testa e magari qualche altra parte del corpo.

-La tua vita,.- risposta scontata, Cosa fare adesso? Combattere contro di lui sarebbe inutile, la disparità di forze è palesemente troppa, ma anche fuggire non servirebbe a molto, teme.

            La katana è apparsa nelle mani di Kuroyama. È stato così veloce che Mac non l’ha neanche visto estrarla. Bene: se deve morire non gli darà la soddisfazione di fare la morte del vigliacco.

            Qualcosa colpisce Kuroyama con una forza tale che l’impatto proietta il Giapponese contro una vicina auto, che si piega sotto il suo peso.

            No, non qualcosa, qualcuno: un uomo di colore massiccio che indossa una maglietta gialla ed i cui capelli sono fermati da una specie di cerchio di metallo. Mac lo riconosce: è Luke Cage, l’Eroe in Vendita. Ma che ci fa qui?

-Scappa!- gli intima Cage –A lui ci penso io.-

            Kuroyama non sembra d’accordo: si lancia su Cage brandendo la katana. Il colpo che sferra avrebbe probabilmente squartato un uomo comune ma l’effetto che ha su Cage è squarciargli la maglietta e fargli qualche scalfittura.

-Accidenti a te.- sbotta Luke –Hai idea di quanto spendo per rimpiazzare tutte le camicie e magliette che la gente come te mi rovina ogni volta?-

            Kuroyama non risponde e mena ancora un altro fendente che Cage evita per un pelo.

-Ah… sei il tipo “ninja forte e silenzioso” vedo. Meglio così, nemmeno io amo parlare troppo.-

            Cage parte al contrattacco con un diretto allo stomaco del suo avversario: avrebbe ottenuto un miglior risultato contro un muro di mattoni.

-Ok...- commenta -… sei tosto, ma questo me l’immaginavo.-

            Kuroyama affonda ancora la sua katana ma stavolta Cage non la evita, ma afferra la lama con entrambe le mani. Cristoforo Colombo, pensa, ma di che è fatta quella lama? Riesce a scalfire la sua pelle impenetrabile. Solo graffietti da poco, per ora. Non importa: non mollerà a nessun costo,

            Con uno sforzo supremo strappa la katana dalle mani di Kuroyama e la getta lontano.

-Bene… ora siamo ad armi pari io e te. Scommetto che sei esperto di tutte le arti marziali  e conosci un milione di modi per uccidere un uomo anche a mani nude… beh io conosco tutte le forme di combattimento da strada e sono un esperto in  sopravvivenza. In più ho imparato qualche trucchetto da un amico che sarebbe capace di batterti con una mano legata dietro la schiena.-[2]

            Le tipiche vanterie da usare contro il nemico ma non sembrano scuotere Kuroyama, impassibile come una vera montagna.

            Segue una serie di schermaglie dove nessuno dei due riesce a mettere a segno un colpo decisivo, poi Kuroyama riesce ad afferrare Cage in un abbraccio che minaccia di stritolarlo

            Il gigante è forte, pensa Cage, forse troppo forte. Ancora un po’ e mi spezzerà la schiena. Non riesco a liberarmi.

            In quel momento qualcosa colpisce Kuroyama, che viene sbalzato lontano mollando la presa su Cage che piomba a terra.

Attraverso un velo rosso Cage vede che Kuroyama è stato investito da un’auto. Alla guida c’è McKinley Stewart. Non è fuggito e si è procurato l’auto. Come non ha importanza per Cage che a fatica si rialza vincendo il dolore.

Kuroyama comincia a rialzarsi ma Mac non gli dà tregua e gli piomba addosso ancora una volta passandogli sopra, il cofano è tutto accartocciato ormai.

Ed ecco che accade qualcosa che stupirebbe chiunque non fosse abituato ai supereroi e supercriminali di questa pazza città: Kuroyama comincia a spingere verso l’alto l’auto le cui ruote cominciano a girare a vuoto. Lentamente, ma inesorabilmente l’auto si solleva e comincia a piegarsi verso destra

-Salta!- urla Luke e Mac gli dà retta giusto un attimo prima che la vettura sia scagliata contro un vicino lampione.

-Ma chi è, Terminator?- esclama Mac sbalordito.

-Vedremo.- replica Cage e si scaglia senza esitare contro Kuroyama che si sta rialzando-

            Il ninja viene scagliato conto l’auto da cui stanno uscendo scintille. Un secondo dopo l’auto esplode e Kuroyama scompare tra le fiamme. Passano forse trenta secondi, poi un’alta figura si alza. I suoi abiti sono ridotti a poca stoffa bruciata, la pelle è spaventosamente ustionata, la sciarpa che gli copriva il volto è ridotta a pochi brandelli che si sono attaccati al volto, ma lui avanza.

-Ma di che è fatto?-mormora Cage.

            Il gigante avanza a passi faticosi, poi crolla in avanti. Le braccia fanno ancora qualche movimento convulso, poi più niente.

-Era troppo testone per accettare di essere morto.- commenta Luke.

-Pop Fenton vorrà la mia pelle per aver distrutto la sua macchina.- dice Mac.

-Io dico che sarà contento di avertela data e che sei vivo. Il mio datore di lavoro gliene comprerà una nuova di zecca, vedrai. La metterò nel conto che gli presenterò.-

-Qualcuno ti ha pagato per proteggermi? E chi mi vuole morto? È per via di Elektra?-

-Evidentemente qualcuno non gradisce che tu e lei andiate a letto insieme quando vi va di farlo. Magari è un innamorato respinto.- risponde Luke sarcastico.

-Uno abbastanza ricco da comprare i servigi di uno dei migliori killer della Mano?-

-E tu che ne sai?-

-Il mio amico King Lau viene da Hong Kong e mi ha raccontato che da quelle parti circolavano terribili storie su Kuroyama e Kirigi, gli Inarrestabili e le raccontavano quando lui era bambino.-

-Beh, noi dovremo raccontare un bel po’ di cose alla polizia quando arriverà.-

-Le tue mani sanguinano.

-Solo taglietti superficiali anche se fanno un male d’inferno Andrò a farmeli curare da un amico dottore che ha un ambulatorio da queste parti, Spesso resta aperto sino a tardi.-

-Aspetta… se la Mano voleva morto me, allora anche King Lau e Konnie Weiss, per tacere di Nina, sono in pericolo.-

-Tranquillo, i tuoi amici hanno le loro guardie del corpo e se quei ninja rossi osano attaccarli… beh li compiango: quelle due sono veramente toste.-

-Quelle due?-

-Dopo ti spiego.-

 

            La cena è finita e King Lau riaccompagna Konnie Weiss a casa, l’aiuta a scendere dall’auto, poi le dice:

-Che ne dici di passare la notte insieme?-

            Konnie tossisce imbarazzata.

-Ascolta… - risponde -… stiamo bene insieme e so di aver accettato perfino di sposarti tempo fa, ma anche se ho il corpo di una splendida ventenne vogliosa di sesso, in realtà dentro sono sempre un maschio trentenne un po’ imbranato che non è sicuro di voler seguire certi stimoli.-

-Quindi è un no?-

-Beh…-

            Prima che Konnie possa rispondere sente qualcosa sfiorarle la nuca, poi un uomo in tunica rossa cade quasi ai suoi piedi. Prima che l’uomo raggiunga il suolo, la tunica è vuota e da essa si leva un filo di fumo.

-Ma cosa…?-

            Konnie si volta ed alle sue spalle c’è una donna dai lunghi capelli rossi ed i tratti somatici vagamente orientali che indossa una tuta simile a quella indossata da Uma Thurman in “Kill Bill” ed impugna proprio una spada come quella del film la cui lama è sporca di sangue.

-Via di qui.- intima con voce dura la donna.

            In pochi minuti la zona è piena di ninja in tunica rossa armati di lunghe spade.

-La Mano.- esclama King Lau.

            Nella sua nativa Hong Kong circolano molte storie su questa setta di micidiali ninja giapponesi, solo i migliori ed i più mortali vi sono ammessi e per chi fallisce non c’è prova d’appello. King trascina Konnie nell’androne. Non c’è molto da fare, pensa. La ragazza si batte bene, ha lo stile di un autentico samurai, ma per quanto sia abile non può prevalere da sola contro un’orda della Mano. Per quanto ne sa lui, solo l’uomo chiamato Wolverine c’è riuscito.[3]

            Ecco, uno dei ninja è arrivato alle spalle della ragazza e sta per colpirla senza che lei se ne accorga: un colpo simile le staccherà di netto la testa. King sta per gridare un avvertimento quando si ode uno sparo e l’assalitore cade trasformandosi in fumo e cenere.

            A sparare è stata è stata una donna di colore dalla pettinatura afro che indossa un maglione girocollo e dei jeans.

            Una parte dei ninja si volge verso di lei, che si dimostra un’eccellente tiratrice, ma inevitabilmente uno dei ninja riesce ad arrivarle vicino ed affonda la sua katana. La donna para il colpo con il braccio sinistro che incredibilmente non sembra risentire del colpo nonostante la lama sia affondata in profondità. A questo punto la donna sferra un calcio al ninja, spingendolo indietro, poi sfila la katana dal braccio e la getta verso di lui trapassandolo da parte a parte.

-Chi è il prossimo?- grida in tono di sfida.

            Incredibile, pensa King Lau, che sia una specie di supereroina? Ma di solito quelli non uccidono con leggerezza.

Basta, pensa, non posso starmene in disparte mentre qualcuno rischia la vita per salvare la mia, non sono un vigliacco e conosco bene le arti marziali. Si libera della giacca e salta sferrando un calcio della tigre ad uno di ninja abbattendolo. Nessuno può vincere da solo contro un’orda della Mano, pensa, ma in tre?

La ragazza dai capelli rossi continua a mulinare la spada ed urla:

-Fatevi sotto! Quando ero bambina il mio nonno giapponese mi raccontava terribili storie sugli adepti della Mano: che nessuno poteva batterli e che mi avrebbero preso se non facevo la brava bambina  Beh... io sono qui e voi non mi sembrate così terribili. –

-Calmati Colleen.- le si rivolge la nera -Non c’è più nessuno. Abbiamo vinto.-

            In effetti, non ci sono più avversari e di quelli abbattuti rimangono solo le tuniche vuote

-Per ora Misty, per ora.- è il commento dell’altra.

-Io vorrei capire che sta succedendo.- interviene King.

-Anch’io.- gli dà manforte Konnie.

-Molto semplice…- spiega la nera -… io sono Misty Knight e lei è la mia socia Colleen Wing. Siamo le titolari dell’agenzia investigativa Nightwing Restorations anche se a volte ci chiamano le Figlie del Drago.-

-Posso capire il perché.- commenta King.-Qualcuno vi ha pagate per proteggerci, giusto?-

-Giusto.- risponde Colleen Wing –Il nostro committente è venuto a sapere che qualcuno ha incaricato la Mano di uccidere tutti gli amici di Elektra Natchios ed ha assunto noi e Luke Cage per proteggervi.-

-E chi sarebbe questo committente?-

-Spiacente….- Misty fa una smorfia che vorrebbe essere un sorriso -… segreto professionale.-

-Capisco. La Mano ci riproverà, però questo è certo.-

-Non è detto.- interviene Colleen –In ogni caso noi staremo con voi notte e giorno finché il pericolo non sarà debellato completamente. Non importa quanti ninja dovremo uccidere per riuscirci.-

-King…- la voce di Konnie Weiss trema un po’, effetto della paura provata -… ripensandoci, quella di passare la notte insieme mi sembra un’ottima offerta: accetto.-

            E finalmente King Lau si concede un sorriso.

 

 

5.

 

 

            Lo scontro con mio fratello ci vede alla pari, nessuno di noi riesce a prevalere sull’altro: siamo troppo simili, specchio l’uno dell’altro. Nostro padre ha fatto un ottimo lavoro con entrambi, ma diversamente da me, Ombra Mobile è diventato esattamente quello che lui voleva: uno spietato assassino.

-Ti ucciderò Shang Chi.- mi dice –Dimostrerò che sono migliore di te.-

-È solo questo che t’interessa? Guadagnarti il favore di nostro padre? Dovresti cominciare a pensare con la tua mente, non con la sua.-

-Tu parli troppo.-

            Salta verso di me, ma io mi abbasso ed il suo slancio lo spinge contro la porta, che sfonda come se fosse di carta. Lo seguo verso il salone accanto, dove vedo i miei amici combattere contro numerosi nemici.

A sovrastarli un ologramma di mio padre.

-Ehi, Chi…- mi si rivolge Reston –Sei per caso venuto a darci una mano?-

            Come potrei evitare di farlo ormai?

 

            Carson Knowles alza il cappuccio e si sfila la maschera. Qui nei suoi quartieri privati può farlo, può smettere di recitare la parte del condottiero ed essere soltanto un uomo. Un tipo d’uomo speciale, certo, di quelli che hanno un sogno ed il coraggio di perseguirlo, ma pur sempre un uomo con le tipiche debolezze umane ed i cui pensieri tornano ad un figlio morto troppo presto senza che lui potesse farci niente.

            Il dolore si è nutrito di se stesso fino a diventare una sottile forma di pazzia che gli sussurra ogni giorno che è giusto che si riprenda ciò che gli hanno portato via e se non può riavere suo figlio, allora altri perderanno i loro.

-Tutto è pronto.- gli sussurra Nekra, l’unica che può entrare liberamente nelle sue stanze, come lui nelle sue, del resto –Domani è il gran giorno.

-Hai assegnato al gruppo anche quell’irlandese che ti ha tanto colpito, immagino.- replica Knowles.

-Certo. Non dirmi che ne sei geloso.-

            Knowles non raccoglie l’insinuazione.

-C’è qualcosa in lui… qualcosa che mi ricorda un altro uomo e questo non mi piace. Se ci tradisce, lo ucciderò personalmente.-

 

            “La nostra versione della Carica dei Seicento”, l’ha definita Paladin, ma avrebbe anche potuto definirla la nostra versione di Hamburger Hill e non sarebbe cambiato molto. I loro avversari vedono arrivare i mercenari di Symion Kurasov e per un attimo rimangono stupefatti dalla loro audacia,

Davanti a tutti loro, senza esitare, la Vedova Nera guida la carica e supera le prime difese. Getta a terra il kalashnikov ormai scarico che aveva preso ad un uomo di Kurasov ed usa i suo morsi di vedova. È troppo concentrata sugli avversari che ha davanti per sentire qualcuno alle sue spalle che sta armando un fucile, poi una mano ruvida la spinge ed una voce di uomo grida:

-No!-

            Ivan Petrovitch sente il fuoco del proiettile che sta scavando la sua carne, barcolla come un ubriaco ed infine cade.

-Ivan!- urla Natasha.

-Sta calma, Zarina…- replica lui con un filo di voce -… non fa poi così male, sai?-

            La Vedova è inginocchiata accanto al suo vecchio mentore e non bada più alla battaglia. Ci sono almeno due occasioni in cui potrebbe essere uccisa se Paladin non intervenisse, ma lei non se ne cura mentre accarezza la fronte dell’uomo che l’ha cresciuta.

-Oh, Ivan, non farmi scherzi dopo che sono arrivata fin qui per salvarti.-

-Non devi preoccuparti , Zarina, lo sai: sono troppo stupido per morire.-

            Così dicendo, il vecchio cosacco reclina la testa.

-Ivan!-

-È vivo anche se respira debolmente.- interviene Kurasov –Ha una brutta ferita, ma lo cureremo.-

            Natasha non pare udirlo. Le sue labbra sono strette e la sua espressione è feroce. Solo ora capisce che la battaglia è cessata e che i suoi hanno vinto. Degli uomini di Kurasov forse ne sono morti la metà ma di quelli di Ivan il Terribile nessuno è rimasto vivo.

            Alla fine la Vedova Nera parla con voce dura e determinata rivolgendosi a Kurasov:

-Puoi far portare Ivan in un ospedale attrezzato e sicuro?-

-Certo.- risponde il Re dei Ladri –Non è affatto un problema… ma tu che vuoi fare?-

-Avevo detto a Ivan il Terribile cosa gli sarebbe successo se le nostre strade si fossero incrociate di nuovo, ora capirà  che non scherzavo.-

            E chi vedesse il suo volto ora, non avrebbe dubbi al riguardo.

 

 

FINE QUINTA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Eccoci giunti ancora una volta alla fine. Non ci sono particolari note stavolta, quindi non perdiamo tempo:

1)     Kuroyama, la Montagna Nera (traduzione letterale del suo nome) è un killer superumano della Mano alla sua prima apparizione in MIT. È stato creato da Larry Hama & Mike Deodato Jr. in storie della prima serie di Elektra ancora inedite in Italia e non facenti parte della continuity MIT. Come quasi sempre accade con la Mano, non ci sono indizi su come e perché sia quel che è: mutante, mutato o qualcos’altro. Chi può saperlo? Io no di certo. -_^

2)     La Mano, come sa chi legge anche i Vendicatori MIT, è anche dietro a certi furti tecnologici in Giappone. Che questo sia collegato al piano contro Elektra? Non contateci troppo, dopotutto la Mano ha a sua disposizione centinaia (forse migliaia) di letali ninja da “affittare” al miglior offerente e non è affatto detto che lavori per un solo committente alla volta o ad un solo progetto alla volta, anzi è più probabile il contrario. Meditate, gente, meditate.

Passiamo ora a quel che ci aspetta nel prossimo episodio: la Vedova Nera contro Ivan il Terribile, un nuovo incarico per Nina McCabe, l’obiettivo dello Spettro Nero e lo scontro finale (almeno per ora) tra Shang Chi e Ombra Mobile. Tutto questo e forse ancora di più. Non mancate

 

 

Carlo



[1] Paladin si riferisce al boss della mafia russa Ivan Pushkin noto con il nomignolo di Ivan il Terribile.

[2] Iron Fist, ovviamente.

[3] E non è stato facile neanche per lui. -_^